Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affermato e sostenuto che l’Italia “chiede sacrifici agli italiani di tutti i ceti sociali, anche agli italiani dei ceti meno abbienti…”. Sono parole accorate, quelle del Capo dello Stato, parole che sono sicuramente da condividere. C’è da dire, però, che gli italiani, almeno sino ad ora, stanno vedendo che i “sacrifici” chela Manovra del nuovo Governo sta chiedendo, non sembrano proprio indirizzati ai ceti medio-alti, e che questi “sacrifici” li stiano per subire principalmente le fasce più deboli della collettività nazionale.. I risultati non tarderanno a venire, e, purtroppo, saranno sotto gli occhi di tutti.
Certamente nessuno può negare che il momento che l’Italia (ma solo l’Italia?) sta attraversando: la crisi è profonda, ma va cercata anche fuori dai confini del Bel Paese, e andrebbero approfonditi con chiarezza i reali motivi di questa crisi “perenne”, da cosa sia stata generata questa crisi, dove affonda veramente le sue radici, e, soprattutto scoprire chi ha messo in moto meccanismi così devastanti.
Al di là dei “sacrifici” richiesti, ci sono – a nostro modesto avviso – da valutare con estrema attenzione i pericolosi segnali che vengono da azioni irresponsabili, come gli attentati ad Equitalia e l’intolleranza omicida a Firenze, e, come si apprende all’ultima ora, le minacce a Monti, Berlusconi e quotidiani nazionali con i proiettili rinvenuti in dieci buste nel Centro Poste a Lamezia Terme..
Su “ItaliaOggi” Marco Bertoncini sostiene, a ragione, che il “cielo è plumbeo”, evidenziando che “Non si vede quale ottimismo possa recare la manovra che stasera troverà ampia, pur se non corale, fiducia. Trattandosi di una legge fondamentalmente tassatoria, che non provvede all’unica soluzione necessaria, cioè riforme con un fortissimo arretramento della presenza pubblica (in primo luogo, dello Stato), non si può che definirla recessiva”.
La stagione degli scioperi è già partita, come scritto giorni addietro su queste pagine: l’astensione dal lavoro per 24 ore nel trasporto pubblico, proclamato unitariamente da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugltrasporti, Orsa Trasporti, Faisa Cisal e Fast, non sarà certamente l’ultima tappa di un percorso ad ostacoli: scenderanno in capo anche gli edicolanti che protestanocontro la liberalizzazione della rete di vendita prevista dalla manovra Monti. Un primo sciopero sarà posto in atto il 27, il 28 e il 29 dicembre prossimi con la chiusura totale delle edicole.
Siamo ancora all’inizio: del “domani non c’è certezza…”
S. B.
Il popolo umile conosce bene l’arte del sacrificio, perchè quotidianamente investe quei pochi risparmi per la cosa piu’ “sacra” che posseggono, cioe’ i figli, la casa, la famiglia ; i “signorotti”, invece, abituati alla comodita’ delle loro poltrone, non sentono nemmeno il DOVERE di fare quache sacrificio per i propri figli (figuriamoci per la comunita’),poichè sono sicuri che i loro giovani “talenti” manipolati, hanno quei famosi “lascia passare”, che nella loro profanita’ gli permettera’ di raggiungere le cariche lasciate dai loro genitori…Gaetano